martedì 28 agosto 2007

Il dolore prepara nuova gioia

Cari amici, bentornati nella stanza dei fiori! Oggi vorrei raccontarvi dei dolori dell'anima e di come essi, se lasciati sedimentare nella nostra interiorità, producano nuova gioia di vivere e la realizzazione del proprio destino. La storia di una mia collega (che per privacy chiamerò Maria) è esemplare. Maria ha 31 anni ed è sposata da 6. Non ha figli. Quando faccio la sua conoscenza, vedo una ragazza inquieta ed alla ricerca di un "qualcosa" di indefinito che nemmeno lei riesce a tradurre in parole. Negli ultimi tempi, il matrimonio è tormentato e ciò si rispecchia nel comportamento della mia amica: ha paura di tutto, sembra spaventata dalla vita, ha paura delle malattie, va sempre dal medico... Mi racconta che di notte non dorme e che, per placare l'ansia, l'unica soluzione rimane quella di trascorrere le ore notturne in compagnia di sua zia, chiacchierando e bevendo tè. All'inizio di quest'anno, dilaniata dal dolore, si separa dal marito. Maria è affranta, ma sente che non c'è altra soluzione possibile. Preferisce rimanere da sola, piuttosto che portare avanti una cosa che lei sentiva essere svanita già da tempo. I primi mesi dopo il matrimonio sono molto bui: Maria perde peso, soffre, però dentro di lei inizia a nascere la convinzione di aver fatto ciò che si doveva fare. Lentamente, la ragazza accetta il dolore conseguente alla sua separazione ed accetta di viverlo puramente, senza fronzoli e senza rimuginamenti. Mentre sono in vacanza mi arriva una telefonata di un'altra mia amica che conosce Maria: "Ti devo raccontare una novità. Maria è incinta di tre mesi!" Al mio ritorno dalle vacanze, incontro Maria che mi racconta:"Vedi, la fine del mio matrimonio mi ha fatto diventare una donna nuova, più matura, più semplice. Prima ero solo una 'bambina sposata'. A marzo, due mesi dopo la separazione, ho incontrato S., un conoscente di vecchia data che non vedevo da tanto tempo. Abbiamo iniziato a frequentarci, ci siamo innamorati e di lì a pochissimo siamo andati a convivere ed ora aspettiamo un bambino. Quello che mi stupisce di più di tutto, è che con S. è avvenuto tutto facilmente, spontaneamente in un momento in cui non cercavo storie ma avevo imparato a stare bene con me stessa nonostante tutto." Chissà chi l'ha mandato il piccolino che nascerà? Forse è un regalo dell'anima, forse è stato proprio il dolore intenso che ha provato Maria a regalarle un nuovo amore ed un bambino? Non lo sapremo mai. Ma ciò che emerge da queste righe è chiaro: non è vero che il dolore dura per sempre. Se tu lo trattieni con i tuoi pensieri, con i rimuginamenti su ciò che è stato e con sforzi per definire il tuo futuro, non potrai fare altro che soffrire. E puoi stare anche peggio! Ma se, come ha fatto Maria, nei momenti di dolore impari a "galleggiare" dolcemente nel buio della tua anima, allora conosci il vuoto. Vuoto significa tabula rasa di intenzioni, di modelli di comportamenti, di pensieri e di progetti. Vuoto significa anche che non sai che cosa ti accadrà ma che tutto è possibile. Già, proprio come per i bambini, che credono che esista una magia sottile che realizza i loro desideri. Vuoi che anche per te sia così? La prima cosa da fare è questa: quando arriva il dolore, qualsiasi dolore, tu concentrati solo sul dolore e non sulla causa che l'ha scatenato. Fai bene attenzione in quale parte del tuo corpo si condensa e cerca di seguirlo con la mano. La seconda cosa: ad occhi chiusi, pensa di immergerti nel buio. Immagina di cadere giù, sempre più giù, immagina di essere inghiottito completamente dal buio che avvolge tutto il tuo corpo dall'esterno fino alle viscere. Tieni sempre presente il punto dove si concentra il dolore, immagina che sia una palla luminosa. Adesso immagina questo: la palla luminosa che prima rappresentava il dolore che provavi si scioglie lentamente nel mare di buio in cui tu sei immerso, la consistenza cambia. Da dura, la palla diventa morbida, poi sempre più malleabile finché non diventa liquida e scivola lentamente nel buio fino a scomparire. Quando senti che la palla di dolore si è completamente sciolta nel buio, immagina ora di galleggiare nell'oscurità, tranquillamente. Senti bene il vuoto che arriva e si sostituisce al dolore che provavi. Se riesci a sentire una sensazione di non-esistere, di vuoto, di non-sapere vuol dire che il tuo cervello è riuscito a disfarsi dei tuoi pensieri, che sono proprio i responsabili della permanenza del dolore. Allora vedrai, che se sosterai nel vuoto per qualche istante, riuscirai a percepire che il dolore che provavi si è notevolmente affievolito o è addirittura scomparso. Quando stai male e senti che i pensieri stanno prendendo il sopravvento, questo piccolo esercizio immaginativo, da solo, rimette le cose a posto ed è una ventata di ossigeno per il cervello, che solo con le immagini può operare al meglio. Ricorda: solo con le immagini, non con i pensieri. Il pensiero è stagnante, pesante. L'immagine è mutevole ed è in continua trasformazione: questo vuole il cervello per farti stare bene. Allora, solo allora, dal dolore può sgorgare la gioia spontaneamente, perché è nel dolore stesso che la gioia è contenuta. Se fai spazio al dolore, saprai che, automaticamente, fai spazio anche a nuova gioia già in essere. Le cose cambiano solo cedendo e lasciando fare all'oscurità della nostra anima che ci mette in cammino. Buona serata a tutti!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Nicole come ti avevo promesso ho iniziato a leggere le tue riflessioni, o meglio i petali dei tuoi fiori che confermano molte delle cose che mi dici da tempo, ho infatti ritrovato molte dei tuoi pensieri. Sono dolci e sempre pieni di speranza. Spero un giorno di riuscire anche io ad uscire dal mio tunnel e raggiungere un poco di serenità che sembra persa per sempre. Grazie del tuo tempo
Massimo