domenica 17 giugno 2007

Sostare nelle azioni

Bentornati a tutti nella stanza dei fiori! Gli incensi di patchouli bruciati nell'aria vi invitano a fare ingresso e ad accomodarvi sui cuscini. Prendete la vostra tazza di tè...ma oggi prendetela "diversamente" dal solito. Già, proprio da qui voglio partire oggi. Voglio iniziare da una tazza di té, da una semplice tazza di té, da una normale tazza di té. Lo so, lo intuisco dai vostri sguardi curiosi ed allo stesso tempo disorientati: perché parlare di una tazza di té? Che cosa avrà mai di così speciale, di così affascinante, di così rivoluzionario per farne un argomento di conversazione? Infatti, non vi parlerò della tazza di té in sé, ma dell'azione che ne è collegata e del modo in cui si beve una tazza di té. Sì, perché l'essenza del benessere, della serenità e della pace interiore è racchiusa tutta nell'azione, o meglio, nella totale presenza alle azioni che compiamo. Fateci caso: noi non siamo mai presenti, attenti a ciò che facciamo. Molto spesso i nostri gesti durante la giornata sono un ponte per arrivare a qualcosa, per raggiungere un obiettivo o per orientare le cose secondo il nostro volere. Noi non ci fermiamo mai a "guardare" le nostre azioni, non ci osserviamo mai quando facciamo qualcosa. Invece, se solo facessimo attenzione, scopriremmo che sostare ogni tanto in ciò che si compie è la sola vera ed unica meditazione. Invece che cosa facciamo? Beviamo il caffé, ma non siamo mai veramente lì mentre lo beviamo, no, noi beviamo il caffé ed intanto pensiamo a cosa devo fare tra un'ora, dove devo andare, dove devo scappare...Insomma, non siamo mai veramente lì. Non sostiamo mai a "sentire" il caffè: l'odore, il sapore, il profumo, il calore. E ci perdiamo l'essenza, la sola cosa che conta nella vita: essere presenti, essere qui. Le azioni come bere il caffé, il té, vestirsi, truccarsi, lavarsi, lavare i piatti, leggere, mangiare, camminare, tutte queste sono le cosiddette "azioni minime". Che cosa sono le "azioni minime"? Sono l'insieme delle cose che facciamo senza quasi pensarci, a cui in genere non diamo importanza. Insomma, sono tutte quelle cose che consideriamo banali, ma che, in realtà, non lo sono assolutamente. Noi crediamo che siano banali, perché sono cose che ci devono condurre alla realizzazione dei nostri interessi o dei nostri progetti. Jan Vermeer, famoso pittore olandese degli inizi del '600, e celebre anche grazie al film "La ragazza dall'orecchino di perla", illustra nei suoi dipinti le "azioni minime": una donna che versa il latte, una che ricama, una che scrive una lettera e le illumina di una luce particolare. Lui illumina non chi compie l'azione, le donne, bensì l'azione in sé. Come se l'azione potesse sprigionare una luce che dona consapevolezza e presenza mentale. L'artista, con i suoi quadri innovativi per l'epoca in cui viveva, in realtà ha capito tutto: e cioè che non è importante dove devi arrivare e che cosa devi fare, bensì è fondamentale che tu sia totalmente presente a ciò che fai, assorto, immerso nell'azione. Ti accorgerai che se fai così anche solo per qualche secondo durante la giornata, le cose acquistano un sapore diverso ed il cervello, abituandosi a sostare nel presente delle tue azioni, può lavorare meglio e si libera dei detriti dei pensieri e degli scopi con cui lo riempiamo quotidianamente. Allora anche bere una semplice tazza di té acquisisce una sacralità nel gesto, perché se sei lì, se sei totalmente lì, presente quando bevi, il tuo gesto automaticamente richiama in campo l'energia del presente. E questa è un'energia potentissima, perché dona maggior consapevolezza e maggiore sensibilità a tutti coloro che imparano a fermarsi nei loro gesti "banali". A chi fa così, la luce della consapevolezza regala non le soluzioni ai nostri grattacapi giornalieri, ma una vita più colorata, più autentica e pronta a cogliere i segnali che fa percorrere ad ognuno il sentiero più consono alla sua vera natura.