domenica 29 luglio 2007

La perla preziosa

Cari amici, bentornati nella stanza dei fiori! Accomodatevi, prendete la vostra tazza di tè. Oggi vi racconterò una favola che i Taosti adorano, antica come quanto forse è antico il mondo, che viene dagli albori. Essa recita così: "C'era una volta un Imperatore che era ricchissimo, uno dei più ricchi mai conosciuti in precedenza. Aveva beni e possedimenti di una quantità e di una bellezza sconfinate. Un giorno l'Imperatore, camminando, si accorse che aveva perso una sua perla preziosa che teneva sempre in tasca. All'inizio, non diede molta importanza a questo fatto, ma, con il passare dei giorni, si accorse che la perdita di quel gioiello l'aveva turbato: 'Ma come? Posso avere tutto ciò che voglio, posseggo un'infinità di ricchezze, ma come mai la perdita di quella perla, a cui non davo nemmeno tanto valore, mi rende così strano?'" A volte, cari amici, proviamo quasi come un fastidio, un'irrequietezza.....chissà da dove viene? Sì, è vero, abbiamo un lavoro redditizio, i figli sono grandi ormai, abbiamo una bella casa, abbiamo anche la casa al mare....ma da dove viene questo fastidio? Presi come siamo dalle innumerevoli ed inutili cose della vita, non ci facciamo quasi mai caso. "Ebbene, anche per l'Imperatore era così. Egli si sentiva strano. Quella perla, quella perla... All'improvviso sente che lui non è niente senza quella perla preziosa, che la sua ricchezza non può nulla se non trova il suo gioiello. E allora, l'Imperatore si mette in cammino: deve assolutamente ritrovare la sua perla. Cammina, cammina, egli si rivolge al Palazzo della Volontà: 'Sì, con la volontà ce la farò a recuperare la mia perla. La volontà mi può aiutare!' Egli bussa a lungo al Palazzo della Volontà e quando il custode viene ad aprire, l'Imperatore chiede del suo gioiello. Ma il Palazzo della Volontà non ha la soluzione, non può aiutarlo a trovare la sua perla. Sconsolato, l'Imperatore si rimette in cammino e giunge al Palazzo della Ragione: 'Ah, la ragione! La ragione sì che mi troverà la perla!'. Bussa, bussa, ma invano. Non è con la Ragione che riuscirà a trovare ciò che cerca. 'Ma come, non si dice che con la ragione si risolvono i problemi?' No, non è così. Ad un certo punto l'Imperatore inizia a provare la disperazione: che cosa deve fare per recuperare la sua perla? Egli si rimette in viaggio. Cammina a lungo ed infine giunge al Palazzo del Potere Assoluto, un qualcosa simile alla Forza che governa i mondi. L'Imperatore spera di riuscire nel suo intento, spera che il Potere Assoluto lo possa aiutare a trovare la piccola perla. Ma il custode del Palazzo ha l'occhio del diniego. Non è in questo palazzo che si trova la perla. Disperato, l'Imperatore non sa più che cosa fare ed a chi rivolgersi. Immerso nel suo dolore per la perdita della perla di cui aveva finalmente compreso l'importanza, cammina, cammina a perdifiato. Non sa più dove andare, non sa più dove si trova, è completamente perso. Dopo un lunghissimo peregrinare, l'Imperatore scorge, nel fondo di un bosco, uno strano palazzo. Questo posto è silenzioso, ha tutte le finestre chiuse ed è buio. E' il Palazzo del Nulla. Esausto dal lungo camminare, l'Imperatore bussa all'ingresso. Dopo aver atteso non si sa più quanto, il portiere apre i battenti e vede l'Imperatore disperato. 'Buongiorno, Imperatore. Questo è il Palazzo del Nulla, Signore'. Tutto è calmo, nessuno parla. L'Imperatore è invitato ad entrare. Non appena varca la soglia del Palazzo del Nulla, scorge all'interno, in una sfera di cristallo, la perla che cercava. 'Vede, Signore,' dice il custode del palazzo, ' questo posto non è paragonabile allo sfarzo del suo castello, ma le ha permesso di ricongiungersi con il suo bene più prezioso, la perla. A volte è necessario perdersi e dimenticarsi di sè per giungere al Nulla. Solo il Nulla poteva rivelarle la risposta che cercava.' Dal giorno del ritrovamento della sua perla preziosa, l'Imperatore rese omaggio tutti i giorni al Palazzo del Nulla, recandosi sul posto e contemplandolo, silenziosamente."

domenica 15 luglio 2007

Che cosa strana il piacere...

"Che cosa strana sembra essere questa che dagli uomini viene chiamata piacere; e come sorprendentemente essa, per sua natura, si trova con quello che sembra il suo contrario: il dolore. Ed essi tutti e due insieme non vogliono coesistere nell'uomo, ma se poi qualcuno insegue l'uno di questi e l'afferra, egli, in un certo modo, è obbligato a prendere anche l'altro, come se fossero attaccati a un sol apice, pur essendo due." (Platone) La citazione di Platone ci introduce nel misterioso mondo dei contrari e nei tormenti dell'anima. Noi siamo perlopiù unilaterali: siamo abituati a vederci in un' unica maniera, ci comportiamo quasi sempre allo stesso modo e facciamo di tutto per mantenere quella "rettitudine" che ci contraddistingue e grazie alla quale gli altri possono apprezzarci. In realtà, noi siamo un' infinità di mondi, la nostra interiorità è ben più ampia e più profonda rispetto a come la percepiamo. Crediamo che ci siano emozioni "positive" ed emozioni "negative". Crediamo che alcune sensazioni non debbano esistere nel nostro spazio interno. Noi vogliamo cambiare, non ci andiamo mai bene. Ma cambiare per andare dove, per essere chi? A questo proposito mi ritorna in mente la storia di una donna, conosciuta tempo fa, che si ricollega perfettamente alla citazione di Platone con cui ho aperto oggi. Questa donna (che per privacy chiamerò Elisa) ha all'incirca 40 anni, è sposata da 15 anni, ha una bella famiglia, due figli, una bella casa, una professione redditizia. La sua vita scorre su binari tranquilli, fino a quando iniza a stare male: soffre di ansia senza motivo apparente, si sente agitata, non dorme più la notte. Per la sua famiglia e per il marito tutto ciò è molto singolare: come, Elisa, donna forte, manager, che ha sempre tenuto le redini del ménage familiare, come può stare male? Per tutti, Elisa è impazzita. Un giorno, in vacanza in Spagna, Elisa conosce Miguel, un ragazzo di 20 anni, abitante del luogo: la donna si sente improvvisamente come svanire, viene travolta da una passione che non conosceva ormai da anni, arenatasi com'era nelle abitudini. Durante la vacanza Elisa vive una storia appassionata con il ragazzo, anch'egli attratto da questa donna bella e carismatica. Entrambi sono guidati da Eros, che li fa veleggiare in un mare di piacere così grande, al punto da portarli in un'altra dimensione. Elisa, durante il suo soggiorno in Spagna, si percepisce diversa: mai avrebbe pensato che dentro di lei ci fosse una passione così forte da scuoterla alle fondamenta. Una volta tornata a casa, la donna non si dà pace. Da questo momento in poi, la vita di Elisa sarà come avvolta in un uragano di dolore e di piacere che si alternano a velocità sempre più sostenuta. Elisa soffre, sta male, fa di tutto per rivedere Miguel, inventa bugie. Piano piano arriva delineandosi una seconda vita per lei, parallela a quella familiare. Una seconda vita costellata da viaggi di brevissima durata in Spagna (a volte anche di un solo giorno) per inseguire la passione, il piacere che bruciano dentro di lei. Elisa ha pace solo tra le braccia di Miguel, parla di "evasione", di "paradiso" e, per la prima volta in vita sua si dice: "Non importa dove tutta questa sofferenza mi dovrà portare, ma io sento che devo vivere, devo andare, ho bisogno di emozioni!" Allo stesso tempo, quando è con la sua famiglia, si sente tremendamente in colpa per ciò che sta facendo, per il tradimento che si consuma alla completa insaputa del marito, che non sospetta nulla. Diventa, a questo punto, interessante osservare come, quando insegue il piacere, l'eros, Elisa non ha inibizioni, prende l'aereo e va e si crea una realtà completamente opposta a quella che aveva vissuto fino a poco tempo prima. Quando gode, Elisa sta bene, ma contemporaneamente, quando è in compagnia del marito, Elisa si sente sprofondare in un mare di tristezza e di ansia. Insomma, inferno e paradiso convivono dentro Elisa. Da un lato, una parte di lei non ce la fa a lasciare tutto e andare via, la riempie di sensi di colpa e cerca di rimettere le cose a posto. Dall'altro lato, c'è la parte oscura di Elisa, quella che vive nell'ebbrezza del piacere e dell'oblìo, che la trascina verso nuovi modi d'essere, incurante dell'idea di famiglia che la donna si era fatta. La parte oscura voleva far tornare a vivere una donna che aveva quasi del tutto soffocato la sua femminilità e la sua sensualità per il bene del marito e per il dovere familiare. Qualcosa, che le piacesse o no, voleva a tutti i costi farle attraversare mari di piacere e di sofferenza, affinché Elisa diventasse una donna nuova e potesse, così, trasmutare veramente. Partendo da questo assunto, possiamo comprendere il senso profondo della citazione platoniana: chi sceglie il piacere, inevitabilmente sceglie di conoscere anche il dolore, a volte nelle sue forme più estreme. Così ha fatto Elisa. Guidata da Eros, una forza mille volte più potente e più grande di lei, ha conosciuto la disperazione ed il travaglio dell'anima, i quali, trasportandola nel piacere, hanno partorito una donna che ha potuto conoscere la sua femminilità come se fosse la prima volta. Il messaggio profondo che Platone vuole comunicarci è questo: che gioia e dolore coesistono nell'interiorità di ognuno di noi. Guai a volerli separare, perché entrambe sono forze sconosciute, opposte e complementari allo stesso tempo. Chi veleggia verso il piacere e l'estasi dell'anima è tenuto a passare anche per le tempeste della sofferenza e del senso di annientamento, che radono al suolo tutti i condizionamenti che si sono incrostati sul nostro cammino. Solo chi conosce il piacere ed il dolore può veramente trasmutare, solo chi si dimentica di se stesso, chi si dimentica della propria storia, chi tende a disidentificarsi, come ha fatto Elisa, rinasce a vita nuova. Guai a voler spiegare il dolore, guai a voler scacciare gli uragani della nostra natura: se lasciamo fare all'oscuro che ci abita, se ci lasciamo condurre negli abissi dell'anima, allora come dopo un forte temporale estivo, vedremo il cielo rischiararsi ed il sole tornare accompagnato dall'arcobleno. Chi è all'inseguimento del piacere ha un'unica regola da imparare bene: cedere e lasciarsi portare. Solo se non incanaliamo il piacere dentro una griglia di obiettivi e di falsi ideali, solo allora potremo accedere ad una conoscenza più profonda della nostra interiorità e vedere davvero cambiamenti significativi nella vita. Com'è finita con Elisa? Le cose con il marito e con la famiglia si sono messe a posto da sole solo quando Elisa, stremata dai pensieri e dall'ansia che la assaliva tutte le notti, si è arresa e si è affidata. Dicendosi "Se dev'essere così, che sia. Se devo rischiare tutto per una passione clandestina, che sia così, io sono pronta", via via cedeva sempre di più ai momenti di estasi con Miguel ed ai momenti di tristezza. La relazione con il giovane Miguel è sfumata lentamente con il passare dei mesi fino a scomparire dolcemente, ma Elisa adesso è una donna nuova. Sa di che cosa è capace la sua anima, sa quale donna la abita. Il suo matrimonio si è riscoperto lentamente e lei ed il marito hanno raggiunto nuovi livelli di intimità e nuovi modi di stare insieme. La famiglia intera ne ha giovato, mentre Elisa ha imparato, giorno dopo giorno, ad osservare dentro di se ascoltando la sua "donna interiore". E' così, cari amici. Solo chi accoglie dentro di sè gli opposti, solo chi fa spazio a stati d'animo constrastanti e compresenti può realmente rifiorire.

martedì 10 luglio 2007

Accogli le immagini e realizzi ciò che sei

Capita che, in alcuni momenti della nostra vita, affiorano alla nostra coscienza desideri di vario tipo. Molto spesso, e soprattutto nei momenti costellati da difficoltà, emerge una gran voglia di cambiamento, di novità, insomma di evasione da ciò che ci fa soffrire. "Voglio cambiare casa", "Voglio lasciare il mio compagno/la mia compagna", "Il lavoro non mi soddisfa più, vorrei cambiare", se ne sentono tante di frasi che anelano alla rottura col passato. Ma se ne sentono altrettante, che lamentano più o meno così: "Non ho il coraggio per lasciare mio marito, e poi ci sono i bambini, e poi gli altri che cosa diranno...", "Se cambio lavoro significa cambiare abitudini, colleghi. Sono da anni che lavoro in questa azienda...se poi va male? Ma se...", "vorrei tanto andare a vivere con la mia ragazza, ma non sono sicuro.....perderò i miei spazi, i miei amici, insomma, le donne rompono!". Questa è solo una piccola parte dell'inutile chiacchiericcio mentale dei pensieri. Salvo poi non fare niente e finire preda dei rimorsi e dei rimpianti dei "se avessi detto, se avessi fatto, adesso sarei, farei, andrei...". Per non parlare poi dell'arrendevolezza passiva: "Ormai alla mia età!", "Cambiare? Non l'ho fatto allora, non lo farò mai più. Ormai mi sono abituato...è da tanti anni che va così. ", "No, io sono abitudinario, i cambiamenti stravolgono tutte le mie certezze...Mai lasciare il certo per l'incerto!". Poi cammini per strada e vedi musi lunghi, volti ingrigiti dal torpore delle abitudini che resistono da anni, occhi spenti, in disperata ricerca d'aiuto o di qualcuno cui raccontare i grattacapi. Oppure vedi "personaggi" impettiti nelle loro giacche dirigersi a passo svelto in ufficio, ma con volti altrettando inespressivi quanto lo è la loro esistenza, che magari da tempo non accarezza l'ebbrezza di un qualcosa di diverso, di un interesse sepolto da tempo e vinto dalle mire carrieristiche. Che cosa sono i desideri? Quella strana voglia che ci assale e che ci spinge a mollare tutto per un giorno e a rifugiarci in un parco, oppure quella tristezza immotivata che ci fa sentire insoddisfatti ed apatici nei confronti di tutto e di tutti? Quella voglia di cambiare, di scappare... I desideri sono la voce dell'anima, che ci manda delle immagini molto significative. Tocca a noi scendere in campo e saper guardare pazientemente ciò che la nostra essenza ha da dirci. Prendiamo ad esempio il desiderio di cambiare lavoro. L'anima ci manda il desiderio, ma dobbiamo imparare a non prenderlo alla lettera. Non si tratta di cambiare vita, marito, città tout-court: quello che è necessario apprendere molto bene è sapere che "qualcosa" al nostro interno ha un progetto per noi e che questo progetto si presenta sotto forma del desiderio "voglio cambiare lavoro". Qualcosa non ci vuole lì a fare le stesse cose che facciamo da anni, la nostra anima detesta le persone unilaterali e spente. La via giusta che ci porterà a tempo debito al nostro reale cambiamento è quella dell'osservazione: io, adesso, devo prendere atto che la mia essenza si sta facendo sentire. Qualcosa non le va più bene e, per esprimersi, mi manda il desiderio. Quale è il desiderio? Voglio cambiare lavoro. OK, ne prendo atto. Prendo atto che c'è un personaggio misterioso al mio interno che non è interessato al fatto se la mia vita mi va bene o no. Lui vuole che io impari a sviluppare l'attenzione, vuole che io impari a guardare le sensazioni e gli stati d'animo che mi manda. Al resto pensa lui. Non ne vuole sapere dei rimuginamenti, delle opinioni e dei giudizi che provengono dalla mente. Quindi, se voglio davvero compiere un capolavoro, la prima cosa che devo fare è accogliere al mio interno le immagini che mi manda il mio personaggio misterioso. Mi manda l'immagine di un me che non farebbe più il lavoro che fa da anni? Bene, io accolgo questa immagine e poi aspetto. Non lo so se effettivamente cambierò lavoro o no, ma devo restare in ascolto della mia interiorità, che non vuole che io sia sempre lo stesso di un tempo. La mia anima vuole altro per me e io devo stare in ascolto. Altro non mi spetta. Sia quel che sia, io sono qui in ascolto. Questo non vuol dire che devo smettere di lavorare e rimanere a casa, anzi le mie azioni rimangono le stesse, farò le stesse cose che ho fatto anche prima. Ma la cosa che cambia è che, se imparo a guardare bene, sicuramente non sono quello di prima, bensì sono più consapevole e capace di rivolgere l'attenzione anche al mio interno, invece di appoggiarmi alle futili esteriorità. Imparerò a capire che posso avere altre inclinazioni, altre passioni (che magari non riguardano il mio lavoro), posso scoprire nuovi interessi che mai avrei pensato potessero nascere in me. Dobbiamo prendere atto che le cose sono ben più ampie rispetto a come le percepiamo. Che un desiderio venuto all'improvviso dal nulla, può essere un messaggio dell'anima che mi dice: "Guarda che non ti stai occupando di te! Guarda che hai lasciato a casa un tuo talento, solo tuo!". Così, attraverso il desiderio di cambiamento, attraverso l'insoddisfazione, l'incertezza, l'anima stimola ognuno di noi ad utilizzare gli occhi "bene". Utilizzare gli occhi significa guardare con attenzione le immagini che danzano al nostro interno e far loro posto. Ogni volta che l'anima vuol parlare con noi, qualsiasi cosa ci voglia indicare, dobbiamo prestare la massima attenzione, non intervenire con i soliti ragionamenti, fare piazza pulita dei progetti e delle strategie ed aspettare che i frutti siano maturi per noi. I frutti ce li manda proprio quel personaggio misterioso, la nostra interiorità, che provvede a noi e che ci conduce là dove dobbiamo andare. A patto di lasciarla agire in tranquillità e di non stancarla con i pensieri. La nostra osservazione ed il nostro silenzio sono la sua energia, i pensieri sono la sua morte. Se vogliamo stare davvero bene e realizzare i desideri, sappiamo cosa fare. "Non occorre che tu agisca intenzionalmente, non occorre neppure che ti alzi dalla sedia. Guarda, estasiata la vita si torcerà innanzi a te." (Friedrich Nietsche)